25. Il giorno del Corpus Domini

25. Il giorno del Corpus Domini33

Quando il santo profeta Davide, da umile pastorello si vide innalzato alla condizione di re di Israele e fu così favorito da Dio che lo riempì del suo spirito per farlo il cantore della sua gloria, della sua grandezza, della sua misericordia, della sua bontà, restò la sua anima così illuminata e lui talmente convinto di non essere altro che un semplice strumento del quale lo Spirito Santo si serviva, che sentì la necessità di manifestare a tutti, insieme con il suo niente, le grandi e ammirabili opere del Signore: «Narrabo omnia mirabilia tua».34

Il medesimo spirito di Dio che spinge l’anima a nascondere i suoi favori e a mantenere il segreto del re, la muove a volte anche a manifestarli, perché sia lodato il suo nome. E di questo resta molto contenta e si rallegra perché così glorifica l’Amore infinito che li operò in lei. Sono pienamente convinta di questo, perché così lo sente ora la mia anima, benché così non lo sentisse all’epoca nella quale ricevetti un simile favore. Infatti, benché lo apprezzassi come tale, non dissi nulla a nessuno, sembrandomi la cosa migliore il tacere. Ora però non la penso così, per cui lo faccio senza alcun ritardo, anzi posso proprio aggiungere: con piacere e soddisfazione narro le meraviglie del Signore, sapendo che non lo si leggerà fin dopo la mia morte.

Voto di verginità

La grazia ogni giorno donava e a sua volta richiedeva molto alla mia povera anima. Il frequente rapporto con quel santo ed esperto Direttore che fu Mons. Volpi, introduceva la mia anima sempre più dentro le cose spirituali.

Il mio cuore ardeva di amore per Gesù. Quale ansia sentivo di amarlo e di consegnargli tutto il mio essere nella vita religiosa, di vivere soltanto per Lui rinchiusa dentro le mura sante di un convento! Per darmi forza nell’attendere con pazienza che passasse l’anno che dovevo ancora trascorrere nel mondo, io credo che il Signore permettesse che allora mi parlassero del voto di castità. Fino al quel giorno lo ignoravo o, se ne avevo sentito parlare (non lo ricordo con precisione), non ne avevo compreso il suo valore né l’avevo l’apprezzato che merita. Ma l’amore tutto discopre. Domandai cosa significasse quel voto e che cosa bisognava fare per adempierlo. Mi risposero: «Occorre vivere come gli angeli. Coloro che lo fanno possono amare soltanto Gesù; nessuno può più occupare né il proprio cuore né i propri pensieri, ma soltanto Lui e le cose celesti».

Questo corrispondeva interamente e perfettamente alle ansie che tormentavano la mia anima. Come rimasi contenta nel sapere che esisteva questo nuovo mezzo con il quale potevo affidarmi a Dio pur vivendo nel mondo! Se l’avessi saputo prima!… Mi sono interrogata a volte perché il Signore non mi aveva fatto intendere sino ad allora che possedevo questo fiore prezioso che Lui amava ed apprezzava tanto, in modo da poterglielo offrire prima. Devo però riconoscere che lo avevo già posto nelle sue mani e in quelle della santissima Vergine, perché, anche senza saperlo, io mi ero affidata molte volte a loro davanti ai loro altari ed avevo detto e ripetuto: «Gesù, sono tua e voglio essere sempre tua. Non voglio amare altri che Te. Te lo giuro: tua, solo tua per sempre». Così, il fare quel voto non fu altro che dare più formalmente a Gesù quello che gli avevo già affidato da tempo. Per me fu però una soddisfazione molto grande e come un sollievo a quell’ansia che avevo di appartenergli e considero come un gesto delicato del suo amore l’aver atteso fino ad allora, poiché il mio cuore si sentiva come disfarsi, sciogliersi di amore per Lui. Comprenderanno facilmente quello che dico i cuori che amano Gesù e di più ancora quelli che hanno amato soltanto Lui. Quanto forte è l’amore di un’anima che rivolge il suo primo amore a Gesù, Bene infinito!

Nel 1905 a S. Gemignano, il mio paese, si facevano i preparativi per la processione del Corpus Domini che per la prima volta si sarebbe snodata con grande solennità e sarebbe passata per le vie principali del borgo. Queste al passaggio di Gesù dovevano venire tutte ricoperte di fiori e ornate con i più preziosi ornamenti. Giorni prima si sentiva dire che non doveva essere raccolto nessun fiore dai giardini perché bisognava conservarli tutti per quell’occasione. Quale santa esultanza c’era in tutti i cuori! E il mio, cosa faceva? Avendo saputo che il giardino della mia anima aveva il fiore più amato da Gesù, Agnello Immacolato, mi proposi di offrirgli in quel giorno, con il voto di castità, il bianco giglio della purezza. Domandai il permesso al confessore e me lo concesse volentieri. Alcuni giorni prima fui contenta di render conto di questo al vescovo Mons. Volpi, manifestandogli tutte le mie intenzioni per quel giorno di festa così grande che si andava avvicinando. Anche lui approvò la mia decisione, dicendomi che Gesù era chiamato il giglio delle valli e l’Agnello senza macchia e perciò doveva gradire molto il fiore che io pensavo di offrirgli.

Poiché l’amore non si accontenta di dare soltanto se stesso, ma vorrebbe che tutti si dessero all’oggetto del suo amore, mi fece capire che quando Gesù sarebbe passato per le vie si sarebbe incontrato con cuori induriti ed ingrati che gli negavano il rispetto e l’amore. Per riparare in qualche modo questa ingratitudine e le irriverenze che al passaggio del sovrano Re sarebbero state commesse, gli chiesi il permesso di portare ai fianchi durante la processione un cilicio che per mezzo suo avevo avuto. Il vescovo mi rispose: «Sì, figlia, molto volentieri. Gesù aspetta riparazione dalle anime pure ed innocenti: a loro tocca offrire questa consolazione, a loro, se Lui lo chiede».

Molto incoraggiata per queste parole aspettavo solo il momento di realizzare le mie aspirazioni, pensavo soltanto a quel giorno che era destinato anche dall’Amante divino per darmi nuove prove del suo ineffabile amore. È tanta la fame di purezza che Gesù, l’Agnello divino, ha, che appena gliela offrii, venne a ricrearsi e a ricrearmi nell’orticello della mia povera anima. Alla fine arrivò quel giorno da me tanto sospirato, giorno indimenticabile, di grandi grazie del Signore.

Al mattino mi alzai molto presto. Andai a Messa e stringendo Gesù al mio petto nella santa Comunione, mi consacrai tutta a Lui per sempre con il voto. Il Signore mi illuminò con lumi particolari perché comprendessi l’offerta tanto gradita che gli facevo e quanto io dovevo a Lui nel riconoscerla, quale alto onore mi faceva e come dovevo corrispondergli con un amore totalmente nuovo di fedeltà e di unione. Da allora dovevo vivere in Gesù e per Gesù. Lui sarebbe stato nei miei occhi, perché d’ora in avanti io avrei guardato con il suo purissimo e divino sguardo; Lui nella mia bocca, per pronunciare parole ripiene della sua amabile dolcezza; Lui nei miei atti che sarebbero stati sempre guidati dal suo Santo Spirito; Lui nel mio cuore per amare con il suo divin Cuore; Lui nella mia mente per pensare con la sua sovrana mente e vivere già con i pensieri nel cielo, quando ancora i miei piedi poggiavano sulla terra.

Ritornai dalla chiesa imbevuta di questi pensieri. Quanto felice mi sentivo, quanto grande: non invidiavo nessuno. La processione era fissata per il pomeriggio. Era preparato anche il vestito bianco che avrei sfoggiato per la prima volta. Lo guardai con molta compiacenza, benché senza vanità, perché il suo candore era simbolo di purezza. Vedevo preparare tappeti, coperte di seta pendenti, cesti di fiori, che gli «angioletti» dovevano spargere in forma di tappeti al passaggio del Re mio Sposo e provavo un santo orgoglio perché io mi consideravo regina… Quanti fiori vedevo! Ma comprendevo che nessuno profumava tanto per Gesù come quello che io gli avevo offerto.

O mistico giglio di purezza, senza di te nessun fiore è gradito a Gesù, con te tutti emanano il profumo più gradevole. Quale consolazione mi procurava il pensare che io lo avevo offerto a Gesù. Quante cose incontrai, in quel giorno memorabile della mia vita, che mi parlavano dell’angelica virtù. Pensavo alla Vergine Immacolata, Madre di Gesù e di tutte le vergini, per le cui mani avevo offerto il mio fiore al suo Divin Figlio e alla cui cura era affidata la sua freschezza. La Congregazione di san Luigi e di Maria Immacolata, alla quale io appartenevo, doveva prendere parte con il suo rispettivo stendardo alla processione. Io vestivo di bianco, cosa che in una giovane della mia età allora non era molto comune. Soltanto le bambine vestivano di bianco. Tutto si spiega, come già ho fatto notare, se si pensa che il Signore voleva che tutto in quel giorno concorresse a creare una perfetta armonia con la virtù angelica e affinché tutto mi parlasse di quella.

Comunicazioni di Dio durante la processione

Venne l’ora della processione. Al mattino avevo detto a Gesù: «Gesù sono tua, ti seguirò dovunque Tu vorrai andare» (sequar Te quocumque ieris; cf. Ap 14, 4). Immagino che Gesù mi abbia risposto: «Oggi stesso mi seguirai, prima nelle umiliazioni e poi nella unione gioiosa del mio amore». Si organizzò il corteo ancora dentro la chiesa. Il sacerdote aveva già nelle sue mani l’ostensorio d’oro che non avevo mai visto brillare tanto, come quel giorno. Passò vicino, molto vicino a me. Io fissai gli occhi in Gesù Ostia: lo guardai! Era uno sguardo di fuoco, del fuoco che Lui aveva acceso nel mio petto. Non so dire quello che sentii. Dovette succedere che lo sguardo divino, compiaciuto del mio sincero amore, guardasse a sua volta con particolare predilezione la mia povera anima. Una forza sovrumana mi attrasse verso Gesù e, come se stessi sola, o tutto fosse scomparso dalla mia vista e dal mio pensiero, mi avvicinai con ardore a Gesù per seguirlo più da vicino. Già mi trovavo dietro il ministro che lo portava solennemente, quando una mano indiscreta, pensando forse che io fossi mossa dall’ambizione, mi prende bruscamente e imperiosamente, e tirandomi indietro mi dice: «In tutte le parti volete essere le prime»; si riferiva a me e alla mie sorelle. «Qui tutti abbiamo lo stesso valore: ricchi e poveri tutti siamo uguali; non c’è da cercare preferenze». Poveretta, quella persona non sapeva che l’amore dà diritti e preferenze sull’Amato, diritti che nessuno gli può rifiutare!

L’amore è fuoco divorante a cui nessuno può opporsi né resistere. Se lo si trattiene, acquista più forza, raggiunge ugualmente i suoi scopi e i suoi diritti, servendosi spesso degli stessi mezzi con i quali è contrariato ed impedito per arrivare alla perfezione delle sue ardenti fiamme. Esse prima purificano e poi fanno sentire la loro ineffabile dolcezza all’anima che gli è rimasta fedele nella prova. Così successe a me: il Bene che io cercavo non era materiale né esteriore, era un Bene totalmente spirituale.

Cercavo Dio e già lo possedevo nell’intimo della mia anima, dove mi raccolsi nel vedermi allontanata materialmente da Lui e nel trovarmi per questo fatto più disposta ad udire le parole di vita eterna che mi fece ascoltare: «In cielo tu mi seguirai sempre e nessuno mai potrà allontanarti da me». Mi sentivo sciogliere, disfare di amore e di tenerezza. Mi sembrava di vedermi già in quel meraviglioso coro di vergini che seguono l’Agnello dovunque vuole andare… Dolci lacrime di pura gioia mi cadevano dagli occhi. Durante tutta la processione stetti come assorta, non mi resi conto di nulla. Non posso riferire né quello che dicevano né chi stava al mio lato. Mi sentivo in Dio, molto lontano dalla terra dove materialmente poggiavo i piedi. So che dissero alla mamma: «Sua figlia sembra un angelo». Non mi parve affatto strano, perché mi sentivo più vicino a loro che agli uomini.

Come vorrei dire a tutti che cosa sono queste divine benevolenze! Come lasciano l’anima, come la illuminano e la trasformano e come dopo una di queste grazie ne seguano molte altre che io non so spiegare. Le apprezza e comprende quanto siano grandi la persona che le riceve. È Dio, il suo amore divino, che opera. Con questo credo che sia detto tutto. È tanto diverso l’operare di Dio da quello delle creature. L’anima lo comprende da sola, senza che alcuno glielo dica. Comprende che qualche cosa di grande è stato operato in lei e, sembrandole che nessuno possa apprezzare dovutamente un così grande favore, preferisce tacere e dire nulla a nessuno. Così successe a me: conservai per me questo segreto, sembrandomi necessario non dichiararlo a nessuno, limitandomi a mostrare solamente al Signore il mio apprezzamento ed il mio gradimento.

Uno degli effetti preziosi che lasciò nella mia anima il favore di Dio, fu una conoscenza più chiara e più profonda del mio proprio nulla e della mia miseria. Il mio spirito rimase come in un annichilimento quasi continuo davanti all’infinita maestà di Dio. Mi vedevo molto amata e favorita da quel Signore così grande e potente che non ha bisogno di nulla e tutto possiede. Quella conoscenza mi faceva sprofondare sempre di più nel fondo del mio nulla e godere nello stesso, perché colui che ama, gode e si rallegra di essere nulla, vuole che l’unico oggetto del suo amore sia soltanto Lui.

Misteri dell’amore divino! Nonostante mi vedessi così miserabile e impotente per qualsiasi opera di bene, mi sentivo tanto forte da lottare e andare avanti nelle mie imprese! Io ero molto grande, superiore a tutte le cose ed avevo il coraggio di disprezzarle tutte per amore di quell’unico Bene nascosto nella santa Ostia, dalla quale aveva ferito la mia anima, promettendole di farsi vedere un giorno, senza veli nella Patria celeste.


33 Con questo stesso titolo venne pubblicato un articolo in: «La Vida Sobrenatural», maggio 1923. Glielo ordinò di scriverlo il Rev.do P. Arintero. La Maria, della quale si parla nell’articolo, è Maria Maddalena di Gesù Sacramentato, nome che prese nella vita religiosa per amore di Gesù Sacramentato ed in memoria della grazia della quale ora vuole trattare.

33 Con questo stesso titolo venne pubblicato un articolo in: «La Vida Sobrenatural», maggio 1923. Glielo ordinò di scriverlo il Rev.do P. Arintero. La Maria, della quale si parla nell’articolo, è Maria Maddalena di Gesù Sacramentato, nome che prese nella vita religiosa per amore di Gesù Sacramentato ed in memoria della grazia della quale ora vuole trattare.

34 Cf. Sal 9, 2. Letteralmente: «Narrerò tutte le tue meraviglie».