38. Maria è mia madre

38. Maria è mia madre

Come il bambino ha bisogno della madre più dell’adulto, così altrettanto ne ha bisogno la novizia bambina nella virtù e nella vita religiosa, durante il suo noviziato. Maria è la Madre di tutti. Da essa nessuno può prescindere nel suo cammino spirituale, ma per quelli che si affidano a Dio vivendo in uno stato di consacrazione è necessaria in modo ancor più particolare. Senza una tenera devozione e l’amore verso di lei, non è possibile che vi restino e neppure che riescano a continuare il tempo della prova del noviziato.

Maria è colei che con le sue braccia materne insegna all’anima i primi passi che deve fare nel difficile cammino della perfezione ed è pure Lei, quella che la sostiene per andare sempre avanti e per non venir mai meno. In tutte le case religiose vigono per fortuna questi principi e si inculcano a tutti appena vi entrano.

Tenera devozione a Maria nello stato religioso

La prima cosa che si ordina di fare alla postulante, appena mette piede nel noviziato, è di andare ad inginocchiarsi davanti a Maria e a consegnarsi nelle sue braccia materne. Lì, in un luogo privilegiato, si trova una statuetta di Maria Immacolata, collocata sopra un altarino, che le novizie fanno a gara a preparare e adornare di fiori. Da questa prima visita in poi, quali sentimenti si provano tutte le volte che ci si prostra ai suoi piedi all’inizio del lavoro, per recitare un’Ave Maria e chiedere la sua benedizione, oppure per ottenere forza, in qualche lotta di quelle che ho descritto, o ancora per ottenere perdono e misericordia, se si è caduti! In tutte le difficoltà, in tutti i conflitti e dolori, la prima parola che spunta sulle labbra della Maestra e delle discepole è: ricorriamo a Maria, recitiamo un’Ave Maria…

La Madre Gabriella ci istruì sopra questo frequente ricorso alla Vergine. Anche se lei non aveva il compito di Maestra, ma quello di Vicemaestra, era lei che stava di più con noi e ci dirigeva nei lavori, non potendolo fare la Madre Giuseppa che, per gli obblighi del suo incarico di Superiora, limitava il suo insegnamento e la sua direzione esclusivamente all’ambito dello spirito.

Mi sembra ancora di udire la Madre Vicemaestra quando qualche lavoro non veniva bene, oppure quando non trovavamo qualcosa rivolgersi immediatamente alla Ss.ma Vergine e iniziare l’Ave Maria, che tutte terminavamo e subito riprendevamo fino ad ottenere quello di cui avevamo bisogno.

Si aggiunga a questo un confessore così teneramente devoto di Maria che non ho mai visto un altro eguale nella mia vita. Mi sembra di aver già detto che era il parroco della chiesa di san Leonardo, dedicata a nostra Signora del Sacro Cuore, e di aver parlato del suo grande zelo nel celebrare le sue glorie e nel diffondere il suo culto e il suo amore. Non c’era volta, quando noi andavamo a confessarci, che non ci ripetesse alcune parole che rivelassero il suo grande amore alla Ss.ma Vergine e ci ravvivasse la devozione e la fiducia verso di Lei. «Non c’è da temere —diceva—, siamo figli di Maria, abbiamo la nostra Madre sempre pronta a soccorrerci. Maria è nostra Madre, non c’è niente da temere. Si ottiene tutto se lo si chiede e lo si attende da Maria». Queste ed altre frasi analoghe, dette da chi aveva il cuore penetrato dalle parole che pronunciava con la bocca, ci entravano nell’anima e ci facevano sentire la tenerezza dell’amore verso quell’eletta dal Signore.

Al vedere questi esempi ed incitamenti, il mio cuore si riempiva tanto di Maria, otteneva nuovo ardore e voleva come fondersi in quello della mia dolce e tenera Madre… Quante volte avevo sulle labbra il suo dolce nome! Quante volte ripetevo queste parole di dolcezza infinita: Maria, Madre mia! Anche prima di conoscere il celebre «Respice stellam, voca Mariam» di san Bernardo, io già lo facevo. Mi sentivo così bisognosa di Maria, o meglio, che Lei fosse la mia Madre, che io con la fiducia di figlia, potevo sempre ricorrere a Lei. Credo non avesse altrettanta necessità di sua madre il tenero bimbo ammalato e bisognoso. Al solo ripeterle, queste parole «Maria Madre mia» mi infondevano spirito, consolazione e forza.

Tentazioni contro la devozione mariana

Però, come ho già detto, il demonio non dorme né riposa, per allontanare le anime da Maria che è un mezzo sicuro per andare a Dio. Alla dolcezza e alla consolazione nell’amore mio verso Maria, successe improvvisamente un gran vuoto e sconforto. Quando ripetevo quelle parole, fino ad allora così deliziose per me, sentivo come un’altra voce nel mio intimo che mi ripeteva: «No, Maria non è tua madre». Mi soffermavo a considerare le parole di Gesù morente dalla Croce: «Ecce Mater tua» (cf. Gv 19, 27), pensando che le rivolgesse a me e a tutti gli uomini, come dicono i Dottori della Chiesa e una voce mi ripeteva: «Furono dette soltanto all’apostolo san Giovanni e non a tutti gli uomini».

In questa difficoltà trovavo aiuto nel meditare sopra i titoli con la quale la santa Chiesa chiama Maria: Madre di Misericordia, Rifugio dei Peccatori. Certamente noi in quanto uomini siamo peccatori e miserabili, conseguentemente Maria è nostra Madre. Però la voce mi aggiungeva: «Lo pensate e lo credete perché vi conviene, ma non è così». E si instaurava nel mio intimo una lotta dolorosa, alla quale succedeva la tristezza e lo sconforto. Era la sofferenza del figlio piccoletto, che non avendo altro luogo dove rifugiarsi che il seno materno, vede che lo strappano bruscamente dalla Madre delle sue speranze e del suo amore.

Madre mia Maria! Quanto soffrii in quella inattesa lotta per il tuo soave e delicato affetto! Prima che il Signore mi facesse provare le privazioni sensibili del suo divino amore, le sperimentai, o dolce Madre mia, del tuo amore materno. Non ti trovavo, non sentivo la tua protezione, nel tempo in cui avevo più bisogno di Te. Nelle mie lotte mi consultavo con il confessore e lui, così devoto com’era di Maria, con parole sincere, persuasive ed ardenti, dissipava immediatamente i miei dubbi. Subito dopo tornava ad oscurarsi il cielo della mia anima e udivo ripetermi: «Maria non è tua Madre; è inutile chiamarla con questo nome».

Questo mi diede motivo per scrivere un atto di amore, di fede, ossia una protesta con la quale proclamavo di credere che Maria era mia Madre e che come tale io dovevo considerarla e amare sempre. La portavo con me e la ripetevo spesso, in modo particolare nei sabati e nelle sue feste. Dapprima era soltanto una orazione o protesta; finché, alla fine, il 15 agosto 1908 mi venne concesso di fare un voto con la seguente formula.

VOTO DI AMORE ALLA MIA MADRE CELESTE MARIA SANTISSIMA

«O Maria, credo che tu sei la Madre di Gesù e Madre mia, data da Gesù morente prima di spirare sulla Croce. Credo che tu sei la Madre di tutti, anche se non tutti si comportano come figli e questo mi addolora perché rattristano il tuo Cuore materno. Altri ti amano poco, perché non ti conoscono, ma ce ne sono pure molti che ti amano e, tra questi, alcuni che ti amano molto, che stanno sempre con te, impegnandosi ad imitare le tue virtù e perciò sono più amati dal tuo Cuore.

Ecco dunque quello che io voglio, o Maria: che Tu sia mia Madre. Nel caso che non lo fossi, in questo momento io ti scelgo come tale, facendo voto di tenerti sempre per Madre e di amarti come figlia, alla maniera dei figli tuoi più devoti, che sono sempre sotto il Tuo materno sguardo e pronti a compiere i tuoi ordini e desideri. È una figlia, o Maria, che viene a Te pentita, e solo dal tuo Cuore materno attende aiuto nelle sue necessità.

Madre mia, ti amo e ti amerò sempre e amerò sempre Gesù. In ricompensa del mio amore, ti chiedo le grazie necessarie per fare la volontà di Dio e credere sempre nel suo amore fino alla morte.

Confida in Te, Madre dolcissima, la tua povera figlia Maria Maddalena di Gesù Sacramentato, Passionista».

L’aiuto del confessore

In quel periodo di prova, per indisposizione di salute, il Padre confessore per qualche tempo non poté venire al convento. Per non restare priva dei suoi santi consigli, gli diedi conto più volte per iscritto dello stato della mia anima. Conservo alcune lettere di risposta di quel santo ministro di Dio e grande devoto di Maria e con piacere le trascriverò qui. Le prime due alludono alla prova della privazione della grazie sensibile e ai timori e ai dubbi che mi vennero di essere caduta nella tiepidezza e di non essermi confessata bene della vita passata.

«Consorella Maria Maddalena di Gesù Sacramentato, Novizia Passionista.

Stimatissima Suor Maddalena, ha fatto bene ad assecondare l’ispirazione di scrivermi. Ed ecco qui la mia pronta e concisa risposta.

1°. Se il demonio vuole turbarla, gli sputi in faccia, confidando nella santa obbedienza.

2°. Non deve discutere più sui suoi peccati, né quanto al numero, né quanto alla maggiore o minore gravità, né quanto alla causa. Questa è cosa che non le compete, perché il giudizio deve farlo il confessore e non il penitente.

3°. A riguardo della durezza di cuore che prova nelle pratiche di pietà e nell’orazione, ringrazi il Signore che la guida sulla via più sicura. La tenerezza, le dolci lacrime, la devozione sensibile, oltre a non essere in nessuna maniera necessarie per servire il Signore, sono molto spesso un pericolo, per la vana compiacenza che ne potrebbe derivare e il cuore (invece di volare a Dio) si ripiegherebbe su se stesso. Coraggio dunque! Cerchiamo Dio, come dice san Bernardo (o meglio san Francesco di Sales) e non le consolazioni di Dio. La perfezione, dice san Paolo della Croce, è come una montagna e per giungere sulla vetta, è necessario far forza con le mani e con i piedi.

Delle mie povere orazioni, le buone Passioniste possono stare sicure, come io lo sono delle loro, perché esperimento i loro benefici effetti. Dica questo anche alla Madre Presidente e, se lei vuole, le faccia leggere la presente, assicurandola che io mi trovo quasi perfettamente ristabilito e che sto ancora in casa solo per obbedire al medico. Le dica pure che quando avrò il piacere di ritornare (spero in Dio sarà presto), le dirò molte cose.

Incontriamoci spesso nei cuori di Gesù e Maria e ripetiamo con affetto santo: Viva Gesù Crocifisso! Viva la nostra dolce Madre Maria!

Tanti saluti e benedizioni a tutte, restando con stima il loro servitore in Gesù e Maria, Raffaele Cianetti, parroco di san Leonardo.

Lucca, 27-XII-1907».

«Stimatissima consorella Suor Maddalena, prima di tutto grazie per la sua lettera che con tanta chiarezza mi rivela lo stato della sua anima. Prima di risponderle ho pregato Dio e la nostra cara Madre Maria perché mi suggerissero i sentimenti e le parole che dovevo rivolgerle. Non intendo per questo né adularla né scusarla, ma soltanto dirigerla sulla via sicura della perfezione religiosa.

Ecco qui la prima regola: è una massima fondamentale della perfezione cristiana, lo dice un santo autore, che tutte le prove interiori, come lo sono precisamente le sue (lo creda), di qualunque genere siano, le tentazioni più umilianti, le ripugnanze nelle pratiche di pietà, la svogliatezza nell’orazione, i turbamenti di coscienza, le oscurità, l’incertezza della salute, le insensibilità e durezze di spirito, in una parola, tutte le pene spirituali che angustiano e crocifiggono l’anima, sono di un valore infinito e Dio non le comparte se non alle anime che Lui vuole riempire dei suoi più straordinari favori, e misura sempre il suo rigore al grado di santità al quale le destina. Sono pertanto premio del suo amore e non effetto della nostra cattiveria.

La prova di queste afflizioni è un fuoco salutare che deve bruciare tutte le infedeltà della nostra anima e renderla pura e santa agli occhi del Signore. Per trarre da essa tutto il profitto o il frutto che Dio si propone nel mandarle, dobbiamo accettarle con amore, sopportarle in pace, mantenendoci sempre in una perfetta pace di spirito, basata sulla sottomissione alla volontà di Dio e in una cieca obbedienza a chi ci parla e ci dirige in nome del Signore. Inoltre, essendosi lei offerta come vittima al Signore per la salvezza delle anime, deve sapere che le vittime devono essere immolate. Coraggio dunque e avanti sempre!

Ringrazi il Signore e la Vergine santissima per quel grande dono di buona volontà che le dànno e per la croce che le mandano. Si ricordi che è sposa di Gesù, ma di Gesù Crocifisso e figlia di Maria Addolorata. Mi piace che, ai propositi fatti, aggiunga gli altri due dei quali parla, perché sono veramente ottimi ed io vi unisco anche il merito della santa obbedienza. In modo particolare c’è però la santa Comunione che non deve mai tralasciare, eccetto che per malattia.

Dell’aver scelto bene nell’aver abbracciato questo stato e del dover andare sempre avanti, sono così sicuro davanti a Dio, che sarei pronto a giurarlo.

Non mi dilungo oltre perché ho molto da scrivere sulla Madonna. Ella compie ogni giorno tanti prodigi che, quando saranno pubblicati e leggerà gli «Annali», non lo crederanno i suoi occhi.

Dica cose buone da parte mia all’ottima Madre Presidente e a tutte le consorelle che spero presto di vedere. Benedicendole tutte e raccomandandomi alle loro sante orazioni, come io faccio sempre per loro con sincera stima, resto il loro servo in Gesù e Maria. Raffaele Cianetti, parroco di san Leonardo».

Nella lettera seguente mi dà il suo permesso per fare il «Voto alla Ss.ma Vergine», del quale ho già parlato sopra, nel modo e con la formula che gli mandai perché la correggesse, se trovava qualcosa che non andava bene.

«Stimatissima Suor Maria Maddalena, molto bene. Così va bene! Quando si parla della santissima Vergine mi fa pena che noi ci chiamiamo suoi schiavi. Maria è nostra Madre e noi siamo figlioli suoi. So già che alcune anime anche sante, si consacrarono a Maria con il titolo di schiavi: lasciamoli nella loro buona fede. Io non sottoscrivo la loro scelta, poiché io non sono né mi sento obbligato. Diciamole sempre: Madre, io sono figlio tuo; fammi innamorato di Gesù e di Te. Provo molto piacere quando odo nella vita di qualche santo che fu molto devoto di Maria, o quando qualche anima buona vuole amare la Vergine. Non c’è mezzo più sicuro per amare Gesù, dice sant’Alfonso, che avere una tenera devozione alla Vergine. Dica alla Vergine santissima molte cose da parte mia perché, nonostante che io abbia voluto amarla e per quanto mi fu possibile di farla amare da tutti i cuori, con tutto ciò non sento quell’ardente amore che sentivano per Lei i santi.

Le rimando l’atto di offerta (è bellissimo) con una piccola correzione che ho fatto. Conviene che lo ripeta il più spesso possibile, almeno i sabati e non dubiti che questa cara Madre la custodirà sotto il suo manto, e allora di che cosa potrà temere?

La benedico, unitamente a tutte le consorelle, e in particolare la Madre Presidente, e resto aff.mo servo in Gesù Crocifisso Raffaele Cianetti, parroco di san Leonardo.

Lucca 13-8-1908».

Prima di chiudere questo capitolo mi è gradito rivolgermi un’altra volta a Te, o dolce Madre mia, mistica Luna che protegge i passi dei viandanti della vita, specialmente nella notte dello spirito. Oh Maria! Io prima di vedere eclissati nella mia anima gli splendori del sole divino, provai la privazione della tua soave luce, o amabile e dolce Luna mia! Tu, o Madre, e la tua opera materna hanno sempre preceduto nella mia anima l’azione di Dio. Mi sembra che Lui voglia che le tue mani mi preparino e mi dispongano a ricevere la sua azione, perché così è sempre stato affinché io sia opera tua.

Se il crearmi fu opera esclusiva di Dio, la mia santificazione invece, è anche opera tua, o Maria!