Libro Quarto – Vita più abbondante

VITA PIU’ ABBONDANTE[1]*

Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza

(cf. Gv 10, 10)

Ecco un altro bene ineffabile, riservato a quelli che amano Dio: l’abbondanza della grazia o dell’amore. Diceva Nostro Signore: “Io sono venuto, perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (cf. Gv 10, 10). Avere la vita è avere la grazia. Avere una vita più abbondante significa avere più intensa la vita della grazia. Vita che eleva l’anima al più alto vertice, per godere del soffio del divino amore, del bacio che Dio le dà nell’intimo del suo essere.

verso gli altri. Da quando si è data all’amore, un’anima non solo sente e gode in se stessa una vita nuova, ma la va sentendo sempre di più, in maniera così traboccante che la riempie e la colma fino ad effondersi all’intorno, diventando una sorgente abbondantissima. Se non fosse così, l’anima non solo sarebbe priva della gioia immensa di cui parliamo, ma soffrirebbe anche pene atroci.

E’ una tendenza o proprietà irresistibile della bontà e dell’amore, dare o far partecipe un altro al bene che uno ha. E’ così fino a tal punto che dove non ci fosse questa proprietà, non ci sarebbe né ci potrebbe essere bontà o amore.

Nostro Signore ha confermato questa verità. La sua infinita carità verso di noi non lo lasciò in pace nel suo cielo, finché non si diede a noi senza riserve, fino a farsi nostro cibo.

E ora non può riposare tranquillo nella sua gloria, fino a quando non ci vedrà al suo fianco a godere con Lui. Lo sapeva bene, questo, Nostro Signore, e conoscendo al tempo stesso la nostra grande povertà e miseria, ha voluto, unendosi all’anima che ama, non solo farla partecipe della sua vita preziosissima, ma anche dargliela con tanta abbondanza, da averne a profusione per tutti coloro che l’avvicinano. Così l’anima sarà contenta di averne sempre da dare ad altri, con prodigalità, senza suo detrimento. In Gesù Cristo, dice S. Paolo, “sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (cf. Col 2, 3), “in Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (cf. Col 2, 9). Ma queste “imperscrutabili ricchezze di Cristo” (cf. Ef 3, 8) vengono ad essere come proprietà dell’anima che si unisce a Lui con l’amore. Essa può disporre di queste ricchezze e ripartirle con la prodigalità che vuole. Gaudio immenso per l’anima! L’anima che ama Dio si sente spinto da questo affanno di comunicare ad altri i beni di cui gode. Si sente così colmo di questi beni che può dare a tutti senza misura e senza timore che si esauriscano o diminuiscano; anzi, al contrario, con la certezza che quanto più dà tanto più cresceranno in essa quei medesimi tesori, più potrà goderne e darne ancora di più. La grazia è come un fiume abbondante di acque, che scorre e non può fermarsi o limitarsi; la grazia non può fermarsi ad un soggetto determinato, si diffonde fino a ritornare alla sua sorgente o causa prima, Dio. “Chi crede in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”, disse il Salvatore (cf. Gv 7, 38). Nessuno crede tanto in Dio quanto colui che lo ama profondamente ed è unito a Lui con i vincoli della carità.

Come è bello vedere queste anime, paragonate dal Signore a fiumi straripanti, comunicare a tutti, senza invidia, le abbondanti ricchezze di cui sono depositarie! E quanta gioia, quella dell’anima che dona! Poiché è certo che quanto più grande il bene, tanto più grande è l’inclinazione a diffondersi e comunicarsi. Quantunque sia sempre, per il bisognoso, tanto gradito il ricevere, più gradito è senza dubbio, a un cuore generoso, l’espandersi e comunicarsi. “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (cf. At 20, 35).

influsso irresistibile. Quali sono queste ricchezze e come queste anime generose le partecipano? Lo abbiamo già detto: sono tutte le ricchezze di Gesù, che esse partecipano con il suo stesso spirito, in modo molto semplice e quasi naturale, essendo da Lui guidate e mosse in tutti i loro atti. Nuotano esse nella pace, nella tranquillità, nella Croce, nella consolazione del Dio di ogni consolazione. Sono tesori inestimabili e divini che comunicano a tutti quelli fra i quali vivono e operano. Sta scritto che la bocca dei giusti è “fonte di vita” (cf. Pr 10, 11), e così i giusti diffondono vita con le loro parole. Il loro portamento serio e composto, che ispira rispetto e venerazione, come attira e muove ad avvicinarsi quanti sono assetati di giustizia, perché bevano a quella fonte di vita che si apre loro davanti! I loro detti e fatti esercitano un influsso così irresistibile in tutti quelli che loro si avvicinano che sempre li muove alla bontà, alla virtù, alla verità, vedendole in loro così belle, così grandi, così degne di essere amate. E’ il fiume che scorre e straripa, ora in ristagni, ora in ruscelli, ora in torrenti, secondo la posizione più alta o più bassa di dove scorre.

Nel santo Vangelo si dice del Signore che, quando passava, tutti cercavano di avvicinarglisi e toccarlo, perché usciva da Lui una virtù che sanava tutti. Lo stesso succede con queste anime fortunate. Il Salvatore, a cui esse sono unite con l’amore, comunica loro la virtù di curare ogni sorta di mali. Infatti, nessuno come loro sa asciugare ogni lacrima, alleviare le ferite di chi soffre, mitigare ogni tipo di dolori. Esse ricordano che il Martire divino soffrì tristezze e agonie mortali fin dall’inizio della sua Passione. Che soffrì, come noi, la lotta della parte inferiore che rifiutava il dolore, mentre la volontà lo voleva ed era pronta ad abbracciarlo per la gloria del Padre suo. Che lo portarono di fronte ai tribunali, dove le ingiustizie, le calunnie, i vituperii, le umiliazioni piovevano su di Lui, il più innocente, il più giusto, il più santo fra tutti gli uomini. Esse mostrano loro come Gesù soffriva per quegli stessi che lo facevano soffrire, tacendo, per insegnare alle anime che il silenzio è il maggior conforto del cristiano che ha fede e sa che Lui vede tutti i dolori e le sofferenze per ricompensarli in cielo. Come mettono in chiaro che l’abbandono di Gesù in Croce fu da Lui sofferto per dare la sua grazia a quelli che soffrono, per non abbandonare nessuno nel suo dolore, volendo essere Lui stesso il consolatore di tutti gli afflitti! Come comprende bene questo colui che soffre, quando sente parlare queste anime amanti, perché non sono loro a parlare, ma il Signore che abita in esse! Esse non fanno che distribuire le ricchezze di Dio, di cui sono depositarie.

conforto agli sventurati. Altro mezzo potente ed efficace per effondere il balsamo del conforto è Maria “Consolatrice degli afflitti”. Ai piedi di Maria, al vedere l’anima sua purissima trafitta dal dolore, quanto sollievo e conforto trova il sofferente! Questo sanno bene i poveri, gli afflitti, gli oppressi dal dolore. Forse altri avranno parlato loro di Gesù e di Maria, del merito della sofferenza cristiana. Ma le loro parole erano aride, uscivano da cuori così tiepidi nella carità, che avevano un fuoco così scarso per il poco amore verso Dio, che erano incapaci di riscaldare gli altri. Invece, l’anima che ama Dio con ardente amore, che vive una vita di grande carità, fa tutto questo con delicatezza, dolcezza ed efficacia. Il conforto che offre può ben paragonarsi all’acqua di un fiume che straripa e dilaga, penetrando e fecondando dolcemente tutto quanto era arido e secco. Niente è così efficace per dar conforto agli sventurati, per far rinverdire le virtù languenti e dare vita alle anime che non l’hanno, quanto i delicati influssi della grazia, le parole e i fatti di quelli che hanno la pienezza della vita dell’amore.

Molti cristiani, pur avendo la grazia santificante, vivono come in letargo e spensierati. Questi ammalati sono i più difficili da curare. Resistono alle cure più energiche. Ma se si riesce a fa penetrare nelle loro anime qualche goccia di acqua viva di questi fiumi di grazia, quasi subito si ammorbidisce il terreno di questi cuori di pietra. Allora si illuminano questi intelletti oscurati, che sanno vedere le cause e i fini materiali solo nei successi della vita.

Chi potrà far penetrare la luce in queste menti ottenebrate? Soltanto la delicatezza dell’amore divino. Unicamente colui che ama Dio e possiede la vita di Dio in abbondanza, è in grado di operare questi veri miracoli. E con quanta gioia compiono una così gloriosa missione, questi apostoli dell’amore! Con quanto piacere diffondono il fuoco che li brucia, per confortare e rianimare, alimentandolo al tempo stesso in se stessi!

il piacere di donare. E’ per questo che Dio riempie queste anime con i suoi tesori, perché siano come suoi dispensieri, distribuendoli a tutti quelli che si avvicinano loro. E come sono felici quando disimpegnano un così nobile incarico! Possono ripetere a quelli che essi arricchiscono ciò che il Salvatore diceva ai suoi Apostoli: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (cf. Gv 10, 10).

L’anima che ama Dio, infatti, ha ricevuto da Lui questa vita abbondante non solo per suo godimento, ma anche perché goda nel condividerla e nel vedere che così aumenta il numero di quelli che posseggono questa abbondante vita di grazia. Per questo può ripetere veramente ai sofferenti, che sono oppressi da miseria fisica o morale: “Per voi posseggo l’abbondanza della vita della grazia. Per voi sono i beni che in me ha depositato il Signore. Prendete! Le mie ricchezze vengono da Lui. Per questo mi ha inviato a voi, scoprendomi le vostre necessità. Eccomi disposto a compiere la mia gradita e divina missione. Io sono venuto perché voi abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza”.

Ma vi sono altre necessità più intime e fino a un certo punto più grandi, che nessuno può soddisfare se non chi ha questa vita esuberante di amore. Sono le necessità delle anime buone, di quelle che vogliono salire i gradini del monte santo della perfezione. Quanto soffrono queste anime! Sono affamate e assetate di Dio, e non trovano ciò che bramano, né nei direttori, né negli amici, né nei libri. Spesso si trovano scoraggiate per le difficoltà, o per l’asprezza del cammino, o per i nemici che fanno loro guerra, o anche perché sono rimaste ferite da qualche caduta, senza una mano che le rialzasse. Quanto siano penose queste sofferenze intime, effetti dell’amore, nessuno lo sa meglio dell’anima amante di Dio che l’ha sperimentato. Spinta dalla sua ardente carità, essa vi rimedia, sempre che si pongano alla sua portata, essendo unicamente lui che può farlo. Anime come fonti benefiche per gli assetati di giustizia e santità, per calmare le loro ansie; per appianare le difficoltà che li trattengono; per rimuovere gli ostacoli che impediscono o ritardano loro il cammino; per indicare loro il sentiero sicuro per dove già passarono esse: la fiducia e l’amore; per lottare con loro, se necessario, allontanando con le loro preghiere i nemici che fanno loro guerra; per rialzarli se sono caduti; per curare lo loro piaghe e ridare loro nuovo vigore… E’ qui, più che altrove, il vertice della vita abbondante di amore; è qui che si trova a suo agio e gode colui che può impegnarsi a rimediare a queste molteplici necessità delle anime amate da Dio con amore di predilezione. E’ il fiume che scorre pacifico e straripando irriga, rinfresca, consola, feconda.

E’ il divino amore che, dove si trova, non può restare chiuso, ma deve uscire, estendersi, diffondersi, comunicarsi… e così facendo, si trova nel suo centro: perché facendo il bene, gode e riposa l’amore. Come dice il Sapiente: “Non c’è nulla di meglio per essi (gli uomini), che godere e agire bene nella loro vita” (cf. Qo 3, 12).

E’ sorprendente, ma è certo, che queste persone, pur essendo a volte povere, sono quelle che più forniscono pane all’affamato, vestiti agli ignudi, e confortano chi soffre. Ma da dove ricavano queste cose di cui esse stesse sono prive? Non si sa. O meglio, sì, lo sappiamo. Le prendono dai tesori del Padre celeste. O meglio ancora: è il divin Salvatore che, per mezzo di esse, realizza la sua parola: “Date e vi sarà dato” (cf. Lc 6, 38). E dà loro in abbondanza, senza misura, dà loro come Re e Signore di tutto.

Quando qualche bisognoso ricorre ad una di queste anime che possiede il vero amore di Dio, quella carità che faceva dire all’Apostolo “l’amore del Cristo ci spinge” (cf. 2 Cor 5, 14), certamente, mai lo manderanno via senza consolarlo, senza aiutarlo, senza partecipargli il suo bene. Sono “gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!” (cf. 2 Cor 6, 10). Possiedono tutto perché sta con esse la fonte di ogni ricchezza, l’amore… che insegnerà loro a dare a ciascuno secondo il bisogno. Infine, colui che ama sa destreggiarsi in mille modi per ottenere quanto è necessario al bisognoso. Nel giorno del giudizio sapremo, e lo sapranno anche tanti ricchi avari per loro gran confusione, fin dove è giunto il potere e la carità di queste persone beate, vero ritratto dell’immensa carità dell’amabile Maestro che passava facendo del bene a tutti.

E’ ammirabile la generosità di queste persone che non hanno nient’altro che l’amore. Questo dà all’anima stessa che pratica così la carità, una vita più ampia, più ricca, un aumento di amore. Nostro Signore ha detto che “a chi ha sarà dato” (cf. Mt 13, 12); gli sarà dato in proporzione di ciò che ha, in proporzione alla sua carità. Ad ogni effusione di amore, l’amore cresce, perché si rende capace di ricevere di più. Cresce così la gioia e la felicità

rallegratevi! Anime che amate Dio, com’è grande la vostra sorte! Date alle creature e ricevete da Dio. Date dalla fontana e ricevete dalla sorgente. Date nel tempo e riceverete nell’eternità… amore eterno, ma già cominciate a goderlo nel tempo. E questo non desta meraviglia, poiché a quelli che lasciano tutto per amore di Dio, a quelli che non vogliono né vanno in cerca di nient’altro che del suo amore, Nostro Signore ha promesso il centuplo in questa vita e la gloria eterna nell’altra: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (cf. Mt 19, 29). Rallegratevi! Senza il peso di quelle cose che turbano la pace del cuore, avete ciò che è necessario e che desiderate per voi e per gli altri, e avete assicurato il regno dei cieli. Lo ha detto il Signore. I beni materiali non sono i veri beni, ma piuttosto un peso. Non ha nulla chi, con essi, non ha la vera ricchezza che a tutto dà valore e merito, cioè l’amore di Dio. Invece, chi ha questo, anche se manca di tutto, è sovranamente ricco, poiché non gli manca nulla, né per sé né per gli altri.

La vita abbondante di grazia ha inoltre altri infiniti motivi di felicità. Poterli spiegare tutti è impossibile. Ma non possiamo fare a meno di accennare brevemente ad alcuni, sia pure in modo molto incompleto. Nelle cose spirituali, il più resta sempre da dire…

Questa vita abbondante è un mistero indefinibile di dono scambievole tra Dio e l’anima.

Dio incrementa ad ogni istante questa vita, e di questa si serve l’anima per lanciarsi con più forza verso di Lui, attuando un continuo avvicinamento, sempre più intenso, verso il centro dei suoi amori. E’ il possesso dell’anima da parte dello Spirito Santo, principio e centro di vita e di amore; e da parte dell’anima un arricchimento di mozioni e aspirazioni divine da seguire. Essa sente che nel suo intimo essere risiede tutto quello che l’anima possa desiderare e di cui ha bisogno. Là, nel suo intimo, lo Sposo le concede di riposare amorosamente sul suo braccio.

L’anima è mossa a parlare al suo Sposo dall’abbondanza di vita che sente in sé. Se non la sentisse, conoscendo quanto sia povera in se stessa, non oserebbe parlargli. E’ l’amore che la induce a questo, la carità, quella carità che spinge e che nessuno può trattenere, come non può trattenersi una corrente impetuosa che scende verso il mare. Parimenti, l’anima che sente in sé l’abbondanza di questa vita divina, non può non darsi, non può non fare che anche altri si dissetino alla corrente celeste che la inonda. Tutto le serve per accrescere la corrente dell’abbondante fiume, non solo delle grazie interiori che costantemente la inondano, ma anche di tutte le cose esteriori.

Mirando il cielo, il sole, le stelle; ascoltando una musica, una voce, un suono, il leggero fruscio delle foglie mosse dalla brezza… l’anima si eleva e va in estasi divine, perché in tutto vede l’Amore, e beve senza fine la gioia e la felicità che da Lui procedono.

I canti sacri della liturgia, da altri forse ascoltati con freddezza e indifferenza, quale ricco nutrimento danno a queste anime e quali purissime gioie suscitano in esse! Sono come altrettanti canali che convogliano verso di loro l’acqua della vita, che le inonda e le fa risalire a Dio, causa prima di ogni vita, e fa gustare loro le gioie ineffabili della verità, trovata nella sua origine e principio. Queste anime bevono Dio in ogni cosa; si alimentano del suo spirito, spirito di amore che lasciò sparso in tutte le cose quando, col suo soffio creatore, diede loro l’essere. E attendono ansiose il momento di essere annegate nel torrente eterno della vita e dell’amore.

Quelli che amano Dio sono immortali. Come Lui. Vivono già della sua vita. Dopo che l’amore, per purificare le loro anime, le avrà fatte passare per mille trasformazioni, alla fine voleranno in cielo, restando ancora in certo modo sulla terra, a somiglianza di Gesù che, andando al Padre, restò anche con noi. Lasciano dietro di sé come un seme fecondo, per perpetuare gli stadi dell’amore che devono seguire altre anime… Questo intendono, e proprio per questa conoscenza, riceve più forza e incremento la loro vita in Dio e la loro felicità.

Queste anime fortunate, alla fine della loro vita, possono ben ripetere col Salvatore: Padre, “la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità” (cf. Gv 17, 22-23).


[1]* Cf. La Vida Sobrenatural, giugno 1930, pp. 371-381.