Libro Primo – L’amore non ha bisogno di nessuno: basta a se stesso

L’AMORE NON HA BISOGNO DI NESSUNO: BASTA A SE STESSO

 

    Chi ha sete venga a me e beva” (Gv  7, 37)

                                                                        

       Quando le persone spirituali decidono di impegnarsi, ad ogni costo, a farsi sante, ordinariamente suscitano in sé desideri, affetti, aneliti, ansie, che le rendono spesso dubbiose, con dubbi più o meno penosi, e inquiete tanto da non lasciarle riposare. Vedono quelli che sono ritenuti per uomini di grande spiritualità, più raccolti di loro, più mortificati, più diligenti ed accorti nell’adempimento dei loro doveri, e dicono: questo bisogna fare per giungere alla santità. E si mettono all’opera. Ma se domani vedono altri occupati in opere di zelo e di carità, salvare anime, convertire peccatori, e vedono che sono lodate e ammirate le loro fatiche e la loro abnegazione, allora dicono: imitarli sarà la cosa migliore e ci farà santi. E si mettono a fare altrettanto. Ma nemmeno con questo trovano tranquillità e riposo. Hanno visto in chiesa persone così raccolte, così assorte in preghiera da restarne ammirati e col desiderio di imitarle, perché si dice che sono sante; passano molte ore in orazione, stanno davanti al Signore esposto tanto tempo, immobili che sembrano angeli. Il vivo e santo desiderio che le consuma di essere santi e angeli anche loro, li spinge ad imitarle. Ma i loro sforzi non sono da tanto e, dopo pochi giorni, si stancano e lasciano di nuovo. Si danno allora a leggere libri spirituali, a cercare direttori santi. Ma, passate le impressioni di ciò che hanno letto o è stato loro detto, si sentono quelli di prima: deboli, miseri, con tutte le cattive inclinazioni che li combattevano, e piuttosto scoraggiati e avviliti nel continuare a lottare.

   Questo succede ordinariamente, specialmente nelle case religiose, dove è più vivo, in tutti i suoi membri, il desiderio della santità; ma avviene anche fra le persone pie nel mondo.

   Povere anime così ben disposte e così vicine alla santità! Quanto soffrite in questo modo e quanto tempo perdete! Non sapete che solo Gesù è l’esemplare e il modello che Dio ha dato a tutti noi, l’unico Maestro che può insegnare, e chiedere alle anime secondo le forze di ciascuna e secondo la misura della grazia che Egli stesso concede loro? Studiatelo, Gesù, nella sua vita nascosta, nel suo rapporto con gli uomini, nel suo apostolato, e soprattutto nelle umiliazioni, fatiche e dolori della sua passione e morte. In questo si trova ciò di cui hanno bisogno le anime vostre: l’Amore. Quanto più vi avvicinerete a Gesù, tanto più arderanno le anime vostre di questo fuoco divino che vi farà felici. Avete bisogno di accostarvi alla sorgente della santità e da essa bere l’acqua che Gesù offre a tutti. Egli può darvela in quella quantità necessaria che possa sempre giovare all’anima vostra, farla progredire e trovare in Lui il riposo. Oh! se ci risolvessimo a fissare solo in Dio il nostro sguardo, dicendogli dal profondo dell’anima nostra: “Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu solo l’Altissimo!”.[1] Tutte le creature e tutte le cose sono piccole per le nostre anime infinitamente grandi. Gesù lo sa, e per questo ci invita: “Venite tutti a me” (cf. Mt  11, 28).

   Il santo Vangelo ci dice che una volta Gesù andò a Gerusalemme per la festa dei Tabernacoli. Salì al Tempio e si mise ad insegnare. Così sublimi erano quegli insegnamenti, che gli stessi giudei, malgrado fossero tanto mal disposti, dovettero confessare: “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!” (cf. Gv  7, 46). Come si conosce che il cuore dell’uomo sente il bisogno del grande, dell’eterno! E grande ed eterno è solo ciò che dà Gesù. Solo l’Amore è eterno. Come si conosce anche quanto desidera Dio, che ci ha fatti così grandi, di soddisfare le ansie dei nostri poveri cuori e di dare alle anime nostre il riposo nel suo amore! I mezzi di cui si serve, le industrie e i piani che usa per attirarci a Sé, quanto bene ce lo fanno capire!

   Dice il sacro Testo, nel capitolo citato, che l’ultimo giorno della festa, il più solenne, stando Gesù nel Tempio, si alzò in piedi e cominciò ad esclamare ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva” (cf. Gv  7, 37). Ecco, quindi, anime assetate di santità, dove dobbiamo cercarla la santità. Andiamo a Gesù. Lui solo la possiede tutta. Solo Lui può e vuole darcela. Come si conosce, meditando un poco le sopradette parole di Gesù, la circostanza, il modo e il tempo in cui le pronunciò, quanto desidera Gesù darci il suo amore!

   Aspettò l’ultimo giorno delle festa; perché era il più solenne, con grande concorso di gente. Si alzò in piedi, per attirare l’attenzione e dare più importanza a ciò che stava per dire. Parlava ad alta voce per essere udito da tutti, perché tutti ascoltassero il suo invito a venire ad ascoltarlo… O amore grande del mio Gesù! Chi avesse visto il tuo volto divino in quel momento! Quanto divinamente bello doveva apparire con le fiamme del suo dolce amore che cercava cuori per infiammarli! Fortunati quelli che, accesi in questo divin focolare, non cercano altra santità fuori di quella insegnata dall’Amore, né vogliono insegnare ad altri che questa! L’Amore è Spirito di verità che ci insegna ogni cosa.

 

il cammino migliore. Quando uno ha scoperto questo dolce cammino dell’amore, lascia volentieri tutti gli altri mezzi, creature e cose, e va diritto a Dio. L’Amore stesso, come faro luminoso, lo guiderà nei pericoli, affinché non tema nella notte del suo spirito. Come un esperto pilota, lo accompagnerà ai lidi eterni del cielo. A quelli che scelgono per loro guida l’Amore, Gesù applicherà ciò che disse alla Maddalena: “Hanno scelto la parte migliore, che nessuno potrà loro togliere ” (cf. Lc  10, 42); nemmeno la morte, poiché la vita dell’eternità è l’amore. Lì, chi non ama non ha vita; è morto eternamente.

       Siamo padroni dei nostri cuori. Da noi dipende amare o no Dio; amarlo molto o amarlo poco; passare questo esilio volando con le ali dell’amore o andare trascinandosi per terra amando qualcosa fuori di Dio. Ogni altro amore ci impedisce di volare. Se non andiamo volando, ci esporremo a non riuscire a seguire il cammino che ci ha indicato il Signore, fermandoci a mezza strada, poiché la vita è breve. Presto passeranno le illusioni di chi non pensa a questa unica cosa che ci deve interessare: amare e credere nell’amore di Dio.

       Svaniscono come un soffio, nell’ora della morte, tante opere apparentemente grandi, ma che non portavano il sigillo dell’amore.

       Non perdiamo tempo a pensare che cosa dobbiamo fare, poiché allora non ne avremo più di tempo. Solo possiamo stare sicuri di non perderlo vivendo nell’amore. Con l’amore disporremo il nostro cuore alle ascensioni dell’amore in questa valle di lacrime. Ognuno scelga il modo che vuole; basta che faccia qualcosa. Man mano che andiamo salendo, a poco a poco ci si faciliterà il passo. Scopriremo sempre nuove meraviglie, e orizzonti più luminosi, fino a giungere in cima alla salita, dove potremo sederci all’ombra dell’albero da dove pende la nostra salvezza, e godere la dolcezza di quel frutto di vita. Là, l’Amato dell’anima nostra c’infonderà il suo spirito di carità, e con la sua destra ci darà quell’abbraccio divino che ci trasformerà in Lui, rendendoci insensibili a tutte le cose create. Nell’amore non c’è niente di violento; quindi ognuno vada dove si sente portato, e faccia quel che vuole, basta che ami, che faccia tutto per amore e non cerchi altra ricompensa che l’amore. Dove c’è amore niente è piccolo, anzi è tutto molto grande e così grande da meritare la stima di Dio. Il più piccolo atto di amore attira su chi lo compie lo sguardo divino, pieno di compiacimento e fa esultare Dio.

   Egli riceve dalla sua creatura ciò che da questa aveva preteso creandola: essere amato e servito, rendendosi così essa degna di ricevere il premio che le tiene preparato, che non è altro che Lui stesso. “Io, dice, io sono il tuo premio”. 

                                                                                                                                                                                                                                                               tutto per amore. Quanto è facile dare amore a Dio! Fin dalla mattina quando apriamo gli occhi, fino alla sera quando ci abbandoniamo al sonno e anche dormendo. Tutto, assolutamente tutto ciò che facciamo, diciamo e pensiamo, purché non sia contro la volontà di Dio, tutto possiamo convertire in amore. E in questo modo, fare che lo sguardo divino sia continuamente volto verso di noi, e le sue orecchie sempre pronte ad ascoltare le nostre preghiere.   

       Nel servire il Signore, prescindiamo da ogni proprio interesse. Non gli chiediamo altro che amore; amore per noi e per gli altri. Diamo gusto a Dio. Che Egli sia conosciuto e amato. Sia il fine al quale è ordinata tutta la nostra vita. Che il suo regno di amore si estenda a tutti i cuori, e tutto il resto ci sarà dato in aggiunta. “Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta” (cf. Lc  12, 31). 

      Una delle cose principali per raggiungere questo vero amore di Dio, è che ci rendiamo conto che ciò che facciamo è amore. Il solo pensiero che sto amando, sto dando gusto a Dio, è di per sé già molto potente ad aumentare questo amore. Così anche considerare che Dio mi guarda con compiacenza, e per un’azione insignificante, per una parola gentile rivolta a chi soffre o a chi ci offende, per un sorriso amabile a chi è triste o ci ha dato motivo di dispiacere. Lui, Dio di bontà infinita, si compiace e mi va dolcemente ripetendo: “Tu mi hai rapito il cuore… con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana!”  (cf. Ct  4, 9).

   Questi sono i vezzi che toccano il cuore dello Sposo. Quanto questo ci muove all’amore! Sembra una stranezza, una cosa assurda, poter rapire un cuore con un solo sguardo, una perla, magari un capello… Ma è lo Spirito Santo che lo dice, e Lui, certo, non si sbaglia. E non solo non si sbaglia, ma è tanto a proposito questa espressione che niente ci può far capire meglio la forza dell’amore, gli effetti che produce. E’ capace di trasformare un capello dell’amata, di per sé così debole, in una cosa solida e forte tanto da ferire il cuore dell’amato. Che potenza ha mai l’amore da trasformare tutto e rendere tutto degno di Colui che è Amore!

 

insegnate la via dell’amore. Voi tutti che avete ricevuto la delicata missione di istruire la gioventù e potete disporre degli affetti di quei teneri cuori che non hanno ancora dato a nessuno il loro amore, fate qualunque sforzo per indirizzarli a Dio. Che il loro primo amore sia per Dio. Inculcate loro che non c’è altro bene degno di essere amato e di possedere il nostro cuore al di fuori di quello che è eterno. Dite loro che ogni bellezza passa  presto come il fiore che marcisce. Chi non fissa in Dio i propri affetti, presto, molto presto resterà solo, abbandonato, infelice, più infelice degli orfani che non hanno appoggio sulla terra. Insegnate loro, infine, ad amare Dio, e che in questa scienza sono comprese tutte le altre.

     E voi, anime elette, che avete avuto la sorte di contemplare da vicino gli eccessi di amore del nostro Dio, bevete in pace, nella solitudine della vostra cella, a questa sorgente di felicità. Non ve n’è un’altra più grande su questa terra. Avete scelto la parte migliore, ma non dimenticate che ci sono tanti che muoiono di sete. Cercano nelle cisterne avvelenate del mondo corrotto il refrigerio che solo Dio può dare loro. Amate, amate Dio senza misura. Stringetevi a Lui ogni giorno più con la preghiera, col sacrificio, con l’immolazione. Così quelle anime smarrite ritorneranno a Dio, autore di ogni bene, e in Lui, tutti insieme godremo le più pure delizie del suo amore.

   Tutti noi che abbiamo ricevuto dal Signore la grazia di rinunciare al mondo e di conoscere il gran bene che è l’amore di Dio, amiamolo con tutto il nostro cuore. Così potremo veramente dire con l’Apostolo Paolo “La grazia di Dio in me non fu vana” (cf. 1 Cor  15, 10). Amiamolo con le opere, con le parole, con tutto il nostro essere. Diciamogli spesso con l’amante sant’Agostino: “O fuoco che sempre ardi e mai ti consumi, amore possente che sei nel mio Dio, esercita in me la tua attività, e trasformami in Colui che amo”. Voliamo, in spirito, spesso, al Tabernacolo, a quella fornace di amore. Chiediamo alla Madre dell’ Amore stesso che ci dia suo Figlio. Diciamole che l’anima nostra ha fame di quel pane del cielo che Ella ha impastato per noi. Chiediamo a questa Divina Madre, che tanto amò, che sia la nostra maestra nell’amore e che ci insegni a conoscere e ad amare Gesù. Ripetiamo spesso la bella giaculatoria: “O Maria, Madre del bell’Amore, insegnatemi Voi a conoscere e amare Gesù”. Ecco un campo immenso, sempre aperto davanti ai nostri occhi, per metterci, se vogliamo, sulla via dell’amore e, senza molto sforzo, giungere più presto alla santità. Siamo sicuri che, a misura che avanziamo su questa via, con fiducia e con amore, avanzeremo nel lavoro della santificazione dell’anima nostra. Che il nostro esame sia principalmente su questo: fare tutto per amore. Dobbiamo giungere a che il nostro amore sia non solo virtuale, con un’intenzione generale rinnovata ogni tanto, ma piuttosto un amore attuale. Dobbiamo giungere a respirare e aspirare amore come l’aria che ci dà vita; in una parola, vivere nell’amore senza interruzione, per quanto è possibile qui in terra, come i beati in cielo. E allora, anche come loro, cominceremo a godere, fin da questo esilio, delizie divine che non può capire se non chi si abbandona senza riserva all’amore. Colui che vive nell’amore, non solo godrà lui queste dolcezze, ma ne farà partecipi anche gli altri, rendendosi così molto utile a tutti.

   San Giovanni della Croce dice che “il più piccolo atto di amore ha maggior merito agli occhi di Dio ed è più vantaggioso alla Chiesa e all’anima stessa che tutte le altre opere messe insieme”.[2] E’ così che chi ama, senza preoccuparsi di cercare di fare molto, fa a tutti del bene senza rendersene conto. Nell’eternità conosceremo la differenza che c’è fra un’anima che ha seguito la via della fiducia e dell’amore e un’altra che pure tende alla perfezione, ma senza aver seguito questa bella via. Tutte e due si salveranno, raggiungendo la santità; ma quest’ultima con molta più fatica e meno gloria. Perché la misura della santità è la stessa misura dell’amore. Se così non fosse, potremmo pensare che ci sarebbero dei santi più grandi della stessa Madre di Dio, Maria santissima, per aver fatto più di quanto Ella apparentemente fece. Ma no. Anche se avessero convertito alla fede nazioni intere, risuscitato morti, e fatto i più grandi prodigi, la Vergine Santissima ha amato più di tutti loro; perciò è la più santa di tutti. Per non perdere tempo, mentre attendiamo il momento felice in cui il Signore metterà fuoco – quel fuoco che Egli venne ad accendere sulla terra – nelle nostre ossa, e potremo dire: “Dall’alto egli ha scagliato un fuoco e nelle mie ossa lo ha fatto penetrare” (cf. Lam 1, 13), facciamo quanto è possibile da parte nostra. Cerchiamo in tutto l’amore. Facendo qualcosa scopriremo subito nuovi segreti per fare di più.

   L’amore è una voce sottile delicata. E’ un canto così soave e ben concertato che subito scopre egli stesso le note stonate in questo sublime concerto e le va sopprimendo, allontanando da sé ogni imperfezione, fino a potersi unire in perfetto accordo al canto eterno dell’Amore in cielo. Nel canto, talvolta, un solo sospiro più lungo lo rende sgradevole all’udito e non passa inavvertito a chi sta esercitando questa bella arte. Lo stesso avviene per l’anima che ama.

   L’Amore stesso sarà il suo maestro, lo avvertirà subito, senza necessità di perdere tempo né in esami né in meditazioni. Lo sanno bene le anime che amano; sanno che l’amore niente perdona! A volte  l’amore scopre imperfetto e rifiuta anche un sospiro, un affetto, un desiderio, un’intenzione. Anche un’idea non del tutto conforme all’amore non passerà di certo inavvertita a colui che ama.  Mille volte felice l’anima istruita e guidata dall’Amore: “Beato l’uomo che tu istruisci, Signore” (cf.  Sal  94, 12).


[1]  Dall’inno della Messa:  Gloria in excelsis Deo”.

 

[2] Cf. San Giovanni della Croce, Cantico Spirituale B, strofa 29, paragrafo 2, in: Opere, V ed., Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma 1985, p. 662.