Libro Sesto – La Chiamata

LA CHIAMATA[1]*

Seguimi” (cf. Mt 8, 22; 9, 9)

Fra le manifestazioni dell’infinita bontà di Dio, ce n’è una che supera di tanto le altre che le anime che hanno la fortuna di riceverla, non sono capaci di comprenderla. Solo in cielo si conoscerà l’amore che racchiude il fatto che il Signore sceglie per Sé una povera creatura per farla vivere sempre nella sua casa e al suo servizio, perché spenda e usi in suo ossequio le energie, il talento, la salute, la sua intera esistenza nella rinuncia di sé col sacrificio.

Per così grande favore non si serve né di santi né di angeli, ma è Lui stesso che si china, come amante appassionato, sull’anima e le dice dolcemente: “Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre” (cf. Sal 44, 11). E’ tanto ciò che chiede l’Amante divino! Lasciare tutto, la casa, il paese, i genitori; e non solo lasciarli, ma anche dimenticarli. Egli si rivolge direttamente all’anima e non accetta rifiuti… e tuttavia… quanti, infedeli alla sua chiamata, feriscono il suo Cuore! E’ Lui che chiama, perché nessuna voce è più forte e dolce della sua. E’ Lui, perché è una grazia tanto intima, tanto segreta… tutto avviene fra Dio e l’anima. Segreto occulto anche in cielo. E’ Lui che chiama: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (cf. Gv 15, 16). Grande suggestione, e grande responsabilità. Dio sceglie, invita e ci avverte che è Lui, affinché non diciamo: “Se lo avessi saputo! Se mi avesse avvertito del privilegio, di quella predilezione dell’amore di Dio…”. E’ Lui che chiama quelli che lo “seguono dovunque Egli va” (cf. Ap 14, 4). Che cosa dirà vedendo un’anima rifiutare il suo invito? E’ Lui che chiama, e l’anima deve rispondere, dire di sì, dire il suo fiat come lo disse Maria alla proposta dell’Amore infinito che voleva sposarsi con Lei e farla sua Madre. E’ una grazia la chiamata di Dio, che per molti aspetti si può paragonare alla maternità divina per bocca del Salvatore stesso: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (cf. Mt 12, 50).

E’ un così grande mistero di Dio la vocazione, che non deve stupire che il cielo inorridisca al vedere l’incomprensione e l’infedeltà dell’anima. E’ qui che si possono applicare le parole che Geremia rivolgeva al popolo di Dio: “Stupitene, o cieli, inorridite, come non mai… perché essi hanno abbandonato me, sorgente d’acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (cf. Ger 2, 12-13). Ci viene alle labbra una domanda: – Quale sarà il motivo della perdita di tante vocazioni e delle corrispondenti grazie inutilizzate? La causa di tante vocazioni frustrate sta, molte volte, nelle famiglie. Alcuni genitori vi si oppongono tenacemente, oppure aspettano anni per dare il consenso. “Che aspetti”, dicono, senza pensare che chi aspetta è Gesù che ha chiamato. “Che aspetti”, così avrà più esperienza… e quelli, vedendosi ostacolati, aspettano. Ma Gesù non aspetta. Passa, e ripete la sua chiamata ad un altro cuore e, talvolta, con lo stesso risultato. Si aspetta, mentre Gesù ha fretta di dare le sue grazie alle anime. Le chiama perché le ama. “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” (cf. Ger 31, 3). Mi ha attirato la tua miseria, dice Gesù, e ho premura di rimediarvi, di sollevarti da questo stato di abiezione in cui il mondo tiene oggi tanti giovani. Che il figlio aspetti ancora un anno – dicono i genitori – e intanto lui deciderà di sposarsi; e se ne stanno in casa, contenti i padri e i figli… Altri non ci stanno, certo, e per fortuna. Chi ha reciso questi fiori di predilezione deve pagarne le conseguenze… Non si pensa che Gesù voleva coglierli e aspettava…

Ci si lamenta poi delle conseguenze… Ma peggiori saranno le conseguenze eterne per chi fu causa che si calpestassero quei fiori che Gesù tanto amava e voleva per sé.

Ma forse anche più di questi ritardi, è causa della perdita di tante vocazioni lo stesso ambiente familiare dove crescono i bambini. Si parla davanti a loro di vita felice, di matrimoni, di buone occasioni, della fortuna che hanno avuto alcuni in quei matrimoni in età molto giovanile, della libertà che godono, dei figli che costituiscono la loro gioia e la loro gloria; e si conclude: così è la vita…, così facciamo noi, e così fanno quelli, e continueranno a fare i loro figli. Tutto questo è vero; non c’è nulla di male in questo, ma…

Si dimentica che non esiste solo la via del matrimonio; c’è anche qualcosa di meglio: vi sono angeli nella famiglia, ma ve ne sono anche intorno al trono di Dio e al suo servizio nella sua santa casa. I bambini si formano con le impressioni di ciò che sentono, soprattutto in casa. Bisogna cercare di formarli nella verità intera delle cose e far loro apprezzare i loro valori, affinché possano scegliere fra il buono e il meglio; altrimenti, il giorno dopo diranno: se lo avessi saputo…; io non ero fatto per questo stato. Ho fatto questo passo, perché non avevo davanti un’altra via.

Le madri, insegnando ai loro figli a pregare, dovrebbero raccomandare loro la preghiera che il sacerdote Eli insegnò al piccolo Samuele: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (cf. 1 Sam 3, 9). “Fa’ che io ascolti la tua voce”.

La vocazione alla perfezione nella vita religiosa richiede un atto generoso, dovendo l’eletto superare se stesso. Per questo sforzo, la natura ha bisogno di aiuto nel momento critico di rompere con tutto. Se invece di un aiuto, si riceve il contrario, per poco che sia, il crollo di una vocazione è quasi sicuro. S. Giovanni Bosco affermava che fra dieci bambini con vera vocazione, uno solo corrisponde. L’origine di questo male? La prima formazione ricevuta in famiglia. Non si ha il rispetto che si deve all’alta dignità del Sacerdozio, o alla consacrazione a Dio nello stato religioso. Se si facesse capire quanto amore di Dio comporta questa sua chiamata, e quanto elevato è questo stato, mentre l’altro stato è come chiudersi in sé, essendo molto difficile elevarsi e restare in Dio in mezzo al mondo e alle passioni non mortificate! Non ascoltare la voce di Dio, che con un segno particolare del suo amore chiama un’anima, non sapendo apprezzare la grazia, o per ostacoli opposti dai familiari, è una colpa grave di cui si dovrà rendere stretto conto. Tutti i genitori dovrebbero avere il santo orgoglio di aspirare ad avere figli consacrati al Signore, e da parte loro dovrebbero usare tutti i mezzi per facilitare loro questo cammino, dimostrandosi contenti della loro scelta.

Se diminuiranno le anime che generosamente si consacrano al Signore, poco si potrà fare per l’avvento di un mondo migliore. “Essendo persuasi, come lo siamo, che oggi è il tempo degli eroismi, l’ora della completa dedizione a Dio, rendiamo grazie al divino Spirito ogni volta che scende su un’anima per elevarla col soffio del suo amore che rinnova e santifica”. Questo soffio dell’Amore increato si comunica in forme così varie che l’anima accidiosa nella sua vita spirituale si espone a non prestargli ascolto.

Una volta, S. Teresa domandava a Gesù perché fra i chiamati al suo servizio erano pochi quelli di condizione elevata. Nostro Signore le rispose: “Chiamo egualmente tutti, ma il mondo fa tanto chiasso intorno ai ricchi, che non sentono la mia voce”. Che apostolato gradito al Cuore di Gesù sarebbe insegnare alle anime a conoscere l’ora del Signore e ad ascoltare la sua voce! Il Signore si serve a volte di cose tanto inattese e insignificanti…

Che un’anima senta la voce amorosa della chiamata divina è già una prova che lo sguardo di Dio si è posato su di essa.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre” (cf. Sal 44, 11), e vieni… “Vieni e seguimi!” (cf. Mt 19, 21).


[1]* Cf. La Vida Sobrenatural, marzo-aprile 1961, pp. 94-101.