7. Il calice di Gesù

7. Il calice di Gesù

 

         Giunta a questo punto della mia vita sono rimasta alquanto perplessa ed ero quasi decisa a passar sopra ad un insieme di fatti, in apparenza sgradevoli, che il Signore permise durante gli ultimi due anni della mia permanenza a Lucca.

         Desideravo saltare tutto questo in ossequio alla carità e alla prudenza e non lasciar scritte cose che potrebbero dar motivo a qualcuno di pensare che si manca di carità o la si rompe anche nelle dimore benedette di pace, dove ha la sua sede e il suo trono il Re pacifico.

         Ma allo stesso tempo sembra che Gesù mi dica: «Se sopprimi questo, tralasci le pagine più belle: taci le grazie più grandi che ti ho concesso durante la tua vita». Sì, sento questo perfettamente e ne sono totalmente convinta. Avvisando il lettore che non deve pensar male di nessuno (perché nessuno ha fatto mai nulla di più di quello che Dio aveva disposto per il bene mio), ripeterò con Gesù: «Il calice che il Padre mio mi dà, non lo berrò io?» (cf. Gv 18, 11).

         Posso assicurare che io vedevo Dio nelle creature e che queste erano i suoi strumenti per adempiere i disegni amorosi che Lui aveva sopra la mia anima. Vedendo in questa luce i fatti, li rispettiamo e veneriamo come se fossero prodotti dalle stesse mani di Dio. Ce lo insegnò Lui quando, nella sua passione santissima, venne accusato di bestemmia, trattato da pazzo, crocifisso… In verità, sembra che venerasse quelli che furono gli strumenti tramite i quali venne punito (le autorità, i soldati, i carnefici): stette in silenzio, ebbe pazienza e mostrò sottomissione.

         O Gesù mio, se ti avessi imitato sempre nelle belle occasioni che mi offrì il tuo amore di predilezione verso di me, indegna e infedele! Vorrei dichiarare qui la mia poca generosità verso di te, in modo che altri, conoscendo il mio rimorso quando mancai e il mio godimento quando cercai di imitarti e di vedere la tua mano amorosa, siano maggiormente preparati nell’ora benedetta nella quale tu avvicini alla loro bocca il tuo calice. Il tuo calice! Questo va tenuto presente sia da me che dai lettori, per non pensare mai che venisse dalle creature, perché si perderebbe tutto il merito.

 

Richiesta dalla comunità di Deusto

 

         In data 1 aprile 1938 ricevetti la seguente lettera dalla Superiora di Bilbao:

 

         «Molto Reverenda Madre Presidente.

         Carissima Madre: Avvicinandosi la data nella quale Vostra Reverenza ci lasciò solamente per tre anni, prima che questi terminino, noi ci rivolgiamo a Vostra Reverenza per dirle che la stiamo aspettando a braccia aperte: perché se il Signore ci chiese quel sacrificio per così lungo tempo, questo sta ora per essere completato e speriamo che il Signore ci mandi la consolazione dopo la prova. Vostra Reverenza, conosce questa comunità, sa che è appena ai suoi inizi e che non ne abbiamo altre in Spagna e a tutto questo si uniscono anche le circostanze attuali tanto critiche, veda quanto ci sia necessario il suo aiuto e quello della nostra Madre Gemma. Non dubitiamo che ascolteranno il nostro appello, ritornando alla casa alla quale appartenete. Anche perché non possono restare in quella oltre il tempo stabilito, infatti le disposizioni che conserviamo in archivio hanno espressamente limitato il tempo a tre anni.

         Non ci dilunghiamo di più, perché vogliamo trattare esclusivamente di questo argomento ed anche perché possa ricevere la presente nel più breve tempo possibile.

         Desiderando presto una sua, con affetto l’abbracciano le sue figlie:

 

         Maria Carmen della Croce, Superiora.

         Maria Soledad di san Giuseppe, Vicaria

         Maria Mercedes del santo Volto, 1.a Consigliera

         Maria Vittoria di Gesù, 2.a Consigliera».

 

         Mentre le mie amate figlie di Spagna scrivevano questa lettera e prima che giungesse nelle mie mani, la sottoscritta aveva comunicato a Sua Ecc.za il vescovo che si avvicinava il termine del triennio del mio incarico, perché disponesse le cose in ordine alla nuova elezione. Mi rispose che, siccome ero stata nominata dalla Santa Sede, doveva ascoltare il Visitatore Apostolico, perché era lui che doveva decidere.

         Difatti gli scrissi e mi rispose con queste poche parole:

 

         «Le unisco queste due lettere (delle religiose spagnole) perché sistemi le cose dovutamente nel Signore. Lei sicuramente non può né deve pensare di tornare in Spagna. La Beata Gemma la vuole a Lucca».

 

         La prima delle due lettere è della Superiora e dice:

 

         «Rev.mo Padre Alessandro Maria Antonelli: Dopo averla salutata con tutto il rispetto, vengo a dirle che presto si compiono i tre anni che, per ordine dei Superiori e per un triennio, si è trasferita a Lucca quella che allora era la nostra Superiora, Madre Maria Maddalena di Gesù Sacramentato, accompagnata dalla Madre Maria Gemma della Vergine del Carmelo. Vostra Paternità ricorderà quanto ci costò vederci private di una così buona Madre: fu l’obbedienza a farci chinare il capo e accettare quello che credemmo essere la volontà di Dio. Ci sembra che al compimento del triennio, le due Madri debbano ritornare al loro convento. Io penso che ho il dovere di farle venire. Vostra Paternità avrà la bontà di dirmi se è così e quando e come devo farlo…».

 

         L’altra è della Madre Vicaria e del tenore seguente:

 

         «Molto Reverendo Padre: Con la maggior umiltà e rispetto mi rivolgo ancora una volta a Vostra Paternità Rev.ma ricordandole come si stia per concludere il periodo in cui la nostra Madre Maddalena e la Madre Gemma debbano far ritorno al nostro e al loro convento di Deusto.

         Non si possono descrivere i sacrifici e le sofferenze che abbiamo dovuto sopportare durante questi tre anni a motivo delle sopraddette separazioni. Noi ci troviamo effettivamente nel periodo più critico in tutti i sensi e ugualmente nell’imminente pericolo che crolli questo convento che è il primo e l’unico del nostro Istituto in Spagna. Ci sono state portate via le due fondatrici prima del suo consolidamento morale e materiale; continuando così questo monastero finirà per annientarsi e andare in rovina.

         La Rev.ma Madre Maddalena ci è del tutto indispensabile per la sistemazione della comunità e per il buon regime interno e specialmente soprattutto per la sua solidità spirituale. Abbiamo avuto anche la disgrazia che la religiosa più adatta a reggere la casa morisse pochi mesi dopo la partenza della nostra Madre Maria Maddalena. Noi saremmo contente di ricevere pure la Rev.da Madre Maria Gemma della Vergine del Carmelo, in quanto nostra religiosa, benché non ci sia tanto indispensabile come la Rev.da Madre Maddalena, dalla quale ci attendiamo il consolidamento e l’espansione dei Monasteri della Passione in Spagna.11

         Confidiamo che Dio nostro Signore avrà compassione di noi nella sua infinita misericordia e che dopo le sofferenze e le prove che ci ha inviato, specialmente durante questi ultimi anni, ci darà pure la consolazione, cioè che dopo la morte apparente della nostra piccola comunità, venga anche la sua risurrezione con il ritorno della nostra Rev.da Madre Maddalena, della quale ci privammo con tanti sacrifici tre anni fa.

         Non dubitiamo che Vostra Paternità Rev.ma (come ci diceva in una sua lettera) non vuole il danno di questa comunità e che perciò ci invierà presto il soccorso come promesso. Se giudicasse necessario che noi ci rivolgessimo all’Ordinario di questa diocesi e a Sua Ecc.za l’arcivescovo di Lucca per poter raggiungere il nostro scopo, gradiremmo che avesse la bontà di avvisarci e di suggerirci tutto quello che giudica opportuno a questo fine…».

 

         Povere figlie di Spagna: con quanto piacere, se questa fosse la volontà di Dio, tornerei un’altra volta a vivere in mezzo a voi! Ma il Signore mi aveva preparato a Lucca alcune gocce del suo calice, che già incominciavo a intravedere e che accettai con piacere per il bene di quella comunità stessa che me lo preparava.

         Perché la mia pena fosse più sensibile, il Signore permise che il Visitatore mi inviasse da Roma quelle due lettere. Quanto dicevano quelle lettere al mio cuore che conosceva la comunità di Spagna e le buone Madri, Presidente e Vicaria, che le scrivevano!

         Ma, benché il cuore sanguinasse, io non dovevo fare nulla. I Superiori avevano parlato: qui finì. Quando costoro intervennero per decidere la mia partenza dalla Spagna, il mio Padre Spirituale mi scriveva: «Si agiti il meno possibile; lasci fare, per non rovinare i disegni di Dio su di lei». Tenni in grande considerazione anche in quell’occasione insegnamenti così santi e cercai di metterli in pratica. Sia benedetto mille volte il Signore che mi diede grazia per metterli in pratica. Se non avessi fatto così, quanto avrebbe perso la mia anima! Forse avrei dovuto rinunciare alla santità, perché mi sembra che in quel tempo incominciasse un’epoca speciale per il mio spirito. Può darsi, più avanti, che io possa farlo conoscere, se Dio mi dà vita e solo per la sua gloria.

 

Obbligata per obbedienza a restare a Lucca

 

         Manifestandomi il Rev.mo Padre Visitatore in nome della Sacra Congregazione la sua volontà che io rimanessi a Lucca, mi mostrai disposta ad obbedire. Mi permisi soltanto di chiedergli che non privasse le Madri capitolari del diritto di eleggersi una Superiora mediante il Capitolo canonico, come prescrive la santa Regola. Senza il Capitolo mi diveniva doppiamente pesante l’incarico, ma finii per dire che disponesse lui in tutto, come ritenesse opportuno.

         Mi rispose che avrebbe pensato la cosa e che nel frattempo non avrebbe detto nulla alla comunità.

         Comunicai alle religiose che avevo avvisato Sua Ecc.za l’arcivescovo e il Padre Visitatore della prossima scadenza del mio incarico, perché provvedessero ad una nuova elezione. La santa Regola prescrive che noi ci prepariamo con orazioni, implorando l’aiuto del cielo con un triduo pubblico allo Spirito Santo. Siccome non potevo dir nulla di quello che il Superiore mi aveva manifestato per iscritto e a viva voce, che cioè trovandosi l’opera al punto in cui era non riteneva opportuno un cambio di governo, mi sembrò che la cosa migliore fosse quella di fare il triduo prescritto. «Le orazioni —dissi— sono necessarie, tanto per una nuova Superiora, come se dovessi continuare io».

         In data 9 luglio 1938 (che giunse nelle mie mani l’11) il Padre Visitatore mi scrisse la seguente lettera:

 

         «In risposta alla sua del 7 corrente, le dico semplicemente che deve pensare di continuare a lavorare per la glorificazione della beata Gemma. Presto si sistemeranno le cose. Lei ritornerà in Spagna quando Dio vorrà. Le Sorelle di là sono tornate a ricordarmi il termine del famoso triennio e che non pensassi ad una proroga, poiché non possono andare avanti senza la loro antica Superiora».

 

         E in un poscritto aggiungeva:

 

         «Rimanga riservato questo primo punto della lettera. Non dica nulla alle monache fin quando non le scriva di nuovo».

        

         Dovendo mantenere silenzio sull’argomento, non si pensò ad altro che a prepararci nella maniera usuale al Capitolo.

         Una volta terminato il triennio, nessuno si presentò. La comunità rimase stupita e pensò che in questo ritardo silenzioso si doveva nascondere qualcosa. Sua Ecc.za l’arcivescovo fece avviso che, finché non venisse il Visitatore, avrei continuato io nell’incarico.

         In data 9 agosto da Roma il Padre Visitatore mi scriveva quanto segue:

 

         «Ho inviato questa mattina a Sua Ecc.za l’arcivescovo i due Rescritti apostolici della Sacra Congregazione dei Religiosi per l’esecuzione degli stessi.12 Uno è per lei come Superiora, l’altro è per la Madre Gemma, con lo scopo che possa restare ancora a Lucca per aiutarla nella complicata amministrazione.

         Mi rallegro che la Madre Margherita del Sacro Cuore si sia ristabilita in salute (le avevo scritto io dicendole che, se stava bene, poteva essere lei la Superiora), ma da quanto lei mi dice, per questa volta pazienza: l’incarico è già definitivamente assegnato; ella potrà aiutarla ecc.».

         Pochi giorni dopo venne l’arcivescovo a leggere alla comunità il Rescritto apostolico, confermando gli incarichi di Superiora nella mia povera persona e alla Madre Gemma quello di Vicaria.

         Nel Capitolo si elessero solamente le due Consigliere.13 Per l’incarico di Maestra delle Novizie, il Visitatore mi pregò di dirgli in coscienza quale mi sembrasse più idonea. Gli dissi senza dubitare che era una Madre giovane di una trentina d’anni, molto spirituale ed osservante e lui, con la dispensa dell’età, la nominò Maestra.

 

Tensioni e inquietudini nella comunità

 

         Tutto quell’insieme di cose indispose la comunità. In verità avevano le loro ragioni. Io chino il capo volentieri a quello che fanno i Superiori, però non posso non riconoscere che imporre una cosa così importante in questo modo, senza conoscere previamente la volontà degli interessati, è duro e non mi piace. La prima volta, quando mi chiamarono, tutte erano d’accordo, ma ora non succedeva così. Le religiose erano però buone, per cui dissimularono e mi fecero la solita festa che si fa alle nuove Superiore. Mi raccomandai al Signore e cercai di addolcire quanto potei la tensione che vidi regnare in comunità, mostrandomi ancora di più madre compassionevole. La prima volta che parlai loro in Capitolo, mostrai loro la mia pena poiché era stata repressa la loro volontà non essendosi fatte le elezioni secondo ciò che dispone la Regola e allo stesso tempo mi impegnai io stessa e le esortai ad assecondare pure loro i disegni del Signore, che così disponeva per il bene delle nostre anime.

         Da parte mia, io volevo loro bene così sinceramente e le stimavo tanto che non mi costava pensare che così ci saremmo comportate. Per allargare loro il cuore verso di me, offrii loro una delicatezza: «Ciascuna —dissi loro— mi metta per iscritto quello che desidera e lasci un bigliettino sotto la porta della mia cella». Presto ne raccolsi tanti quante erano le religiose. Con gran piacere cercai di riunire le varie cosettine che mi chiedevano ed andai a lasciarle nelle rispettive celle, perché le ricevessero di sorpresa: penne, quaderni, libri, spazzole, oggetti di lavoro, pitture, pennelli ecc. Tutto andava bene apparentemente: loro, poverette, molto buone e io con la buona intenzione e cercando di fare loro tutto il bene possibile. Ciò nonostante, niente di tutto questo fu sufficiente a far svanire dalla mente di qualcuna l’idea che eravamo state noi (le due confermate nell’incarico) a sollecitare tale riconferma. Ne parlarono tra loro e qualcuna me lo disse in faccia: «Noi le abbiamo chiamate per tre anni; terminati questi, dovevano chiederci…». Ripeto: avevano ragione.

         In queste circostanze, se non si guardano le cose dal lato soprannaturale e se non si pensa che Dio sa trarre il bene anche dalle contraddizioni degli uomini (specialmente quando sono Superiori), tutto è confusione e un peso insopportabile. Che pena non fare sempre così, potendo ricavare da queste circostanze tesori di ricchezze spirituali, per l’esercizio di tante virtù di cui ci viene offerta l’opportunità!

         Da una parte c’erano le buone figlie di Spagna che reclamavano con insistenza il mio ritorno, dall’altra lo scontento delle figlie presenti e dover rimanere lì, senza potersi muovere!…

         Per entrambe le parti era giunta l’ora in cui le nostre anime dovevano essere come il grano di frumento che doveva morire con le umiliazioni, le incomprensioni e le sofferenze, per poter produrre molto frutto. È un’ora grande, un’ora gloriosa che giunge per tutte le anime che vogliono glorificare Dio lasciandogli la libertà di agire. Se questa giungesse con qualche apparenza che ne manifesti la natura di prova, con previsioni o preparazioni, non sarebbe difficile riceverla come tale, però di solito si presenta così silenziosa e tanto in incognito e con mezzi così comuni, senza far trasparire in nulla la mano sovrana che interamente la sostiene e la governa, che c’è bisogno di un buon fondo di fede e di fiducia in Dio… e soprattutto di molto amore, perché serva veramente di purificazione dell’anima e per predisporla ad ulteriori grazie. Per questo invia le prove il Signore.

 


11 Madre Maddalena e Madre Gemma della Vergine del Carmelo, nell’agosto del 1941 fecero ritorno in Spagna e si impegnarono grandemente a diffondere il carisma passionista: nel 1942 a Madrid aprirono il secondo convento di monache Passioniste in quella nazione. Più tardi partirono alcune religiose dalla casa di Madrid, per fondare la terza comunità di Passioniste a Valenza; questo nuovo convento fu aperto il 2 luglio 1970. Nel 1971 la Madre Gemma della Vergine del Carmine con altre consorelle pose le basi della quarta fondazione di religiose Passioniste in Spagna, a Oviedo. Come si vede, le opere della Madre Maddalena sono di una fecondità spirituale straordinaria. 

12 Quando nel 1938 fu riconfermata superiora per un secondo triennio nel Rescritto della Santa Sede non si parlava che il suo mandato era revocabile «ad nutum», cioè che essa poteva essere in qualsiasi momento deposta, ma al riguardo c’era un’intesa tra il P. Alessandro M. Antonelli, Precettore Generale dei Frati Minori Conventuali e incaricato speciale della S. Congregazione dei Religiosi per il santuario di S. Gemma e monastero delle Passioniste di Lucca, il Segretario della medesima Congregazione dei Religiosi e l’arcivescovo di Lucca. Da quello che si può arguire dall’autobiografia, non sembra però che l’interessata ne fosse stata informata. In data 5 e 8 luglio 1938 il P. Antonelli spiega al vescovo i motivi che hanno spinto la Santa Sede a confermare la Madre Maddalena per un altro triennio e non solo un anno come lui chiedeva. Sul retro della lettera dell’8 luglio 1938 il vescovo si appuntò la risposta spedita al P. Antonelli, così: «Risposto il dì 11.VII.1938. Poiché per il momento non si può aver di meglio e nonostante la conferma la superiora rimane ad nutum, non ho nulla da opporre a che Madre Maddalena sia confermata nel suo ufficio. Sarà tuttavia opportuno avvertirla circa i punti che le fanno carico, e precisamente che sia più madre con le suddite, che curi maggiormente lo spirito religioso e che si mostri più remissiva alle disposizioni dei Superiori. Le bacio ecc. + Antonio Arciv.».

13 Come prima Consigliera fu riconfermata la Madre Margherita del S. Cuore e come seconda fu nominata Madre Maria Geltrude di Gesù Appassionato. Da un documento della Congregazione dei Religiosi dell’8 settembre 1938 risulta però che furono scelte «absque suffragiis Capituli». Resterebbe da verificare se la diversa notizia dipende da qualche rinuncia o da altri motivi.